28/10/13

Ansia da separazione, cane viziato o cane furbetto? (Articolo di Valeria Rossi)


di VALERIA ROSSI – Sull’ansia da separazione credo di aver già scritto più o meno tutto quello che so: le sono stati dedicati due articoli, questo e questo, e sinceramente non ho molto altro da aggiungere per quanto riguarda i possibili modi di affrontarla e superarla. Anzi, due cose nuove da dire ce l’ho: la prima è che ho incontrato proprio ieri una BFRAP (Bach Foundation Registered Animal Practitioner) che mi ha parlato di splendidi risultati ottenuti con i fiori di Bach su questa patologia (se qualcuno fosse interessato a tentare questa strada, mi scriva in privato: posso metterlo in contatto con la practitioner).
La seconda cosa nuova – ma proprio nuovissima – è l’applicazione per smartphone: giuro.
Leggete qui per saperne di più, anche se devo subito disilludervi: per il momento questa genialata ha vinto solo una gara per giovani scienziati, ma in commercio ancora non c’è… però mi piacerebbe che ce la mettessero, per vedere l’effetto che fa (io temo che il cane se la mangi: però la ragazza che l’ha inventata sostiene di aver ottenuto ottimi risultati con la sua cagna).
ansia2Detto questo, stavolta vorrei parlare di un argomento leggermente diverso dal classico “che cos’è e cosa si può fare”: e cioè della primissima domanda che ci si dovrebbe porre.
Che è questa: “Siamo proprio sicuri che sia ansia da separazione?
Perché in molti casi si chiama in causa quella che è una vera e propria patologia psichiatrica riferendosi invece a semplici “capricci” (se mi passate il termine mooolto antropomorfico) o alle ancor più semplici dimostrazioni di furbizia – e anche di intelligenza, ovviamente! – di cani che cercano di risolvere un problema (quello di voler raggiungere i loro umani) senza alcuna forma di panico, ma usando i mezzi a loro disposizione (e cioè i denti e in qualche caso le zampe)… esattamente come farebbero per trovare la soluzione di un esercizio di attivazione mantale.
Questi cani NON sono affatto in ansia e tantomeno nel panico: si stanno semplicemente ingegnando!
E più sono intelligenti/furbi, più danni faranno nel tentativo di aprirsi un varco verso la libertà e poter quindi andare dove gli pare (di solito dai loro umani, cosa normale trattandosi di animali sociali: ma neanche sempre. Solo che, quando escono e vanno per conto loro, a nessuno viene in mente di parlare di “ansia da separazione” e si parla invece di “cane fuggiasco”).
Impariamo, dunque, a distinguere, prima di pensare alle possibili terapie: perché il cane che ha davvero l’ansia da separazione, guarda caso… è ansioso! 
Quando rimane solo va immediatamente in ansia e questa quasi sempre si trasforma in un vero e proprio attacco di panico: il cane non capisce più nulla, abbaia, distrugge, se la fa addosso… ma senza esserne davvero del tutto conscio.
In ogni caso, non è in grado di controllarsi.
porta2Ben diversi sono i casi come quello di cui è protagonista uno dei miei allievi al campo, che quando i suoi umani escono prima si mastica tranquillamente e allegramente il giochino o l’osso che gli hanno lasciato, o gioca col Kong ripieno di sottiletta…e POI comincia a cercare di distruggere la porta di casa per uscire.
Questo cane non ha l’ansia da separazione: sta soltanto cercando di uscire di casa perché da solo in casa si annoia. Poi magari va anche in frustrazione e comincia ad abbaiare furiosamente perché non riesce a risolvere il suo problema… ma la causa non è la mancanza dei proprietari. E’ la noia!
Se questo cane avesse un dog sitter che lo va a prendere e lo porta a giocare in un parco, ai suoi umani probabilmente non penserebbe neppure di striscio.
Un altro caso di cui sono venuta a conoscenza recentemente è quello di un cane che – poveriiiinooooo! – è stato accontentato per due volte quando abbaiava disperato non appena la sua umana varcava la porta di casa.
“Sono rientrata e l’ho preso con me, mi faceva troppa pena, povero piccolo!”,  mi ha raccontato l’umana.
Adesso, quando lei esce senza portarlo con sé, le disfa la casa. E’ riuscito a distruggere anche un kennel, e prego notare che si tratta di un cane di quattro chili circa.
Questa potremmo definirla “ansia da separazione indotta”. Indotta, naturalmente, dal fatto che le sue prime due proteste sono state rinforzate dal comportamento dell’umana.
“Ma l’ho fatto SOLO due volte!”, si giustifica lei.
In realtà poteva bastarne anche una sola.
Imparate subito a memoria la legge di Murphy cinofila sul condizionamento operante, che recita così:
Un rinforzo positivo va ripetuto almeno duecentoventitrè volte affinché il cane impari a ripetere un comportamento che vogliamo insegnargli noi, mentre basta e avanza una volta affinché ripeta per sempre un comportamento che fa comodo a lui.
ansia3Scherzi a parte, prima di affrontare un presunto problema di ansia da separazione dobbiamo sempre accertarci che il cane ce l’abbia davvero.
E siccome quando usciamo… noi non ci siamo, a vedere quello che fa (dopo Murphy non poteva mancare Lapalisse), la prima cosa da fare per capire se si tratti effettivamente di una patologia è registrare con una telecamera il comportamento del cane.
E’ abbastanza facile anche per un neofita capire la differenza tra un cane realmente ansioso e uno che invece “fa il furbetto”: ma anche se non ve la sentite di fare diagnosi in proprio e preferite affidarvi ad un professionista, la registrazione gli sarà di grandissimo aiuto perché sarà il cane stesso a “spiegargli” quello che prova, anziché un proprietario che in realtà può vedere (o sentire, se il cane si sfoga abbaiando) soltanto il risultato finale (e cioè pisciate in giro, mobili sventrati eccetera… cosa che, tra l’altro,  decisamente non aiuta la lucidità diagnostica).

L’ansia nei cani adottati in canile

In diversi articoli, su questo sito, ho detto che l’ansia da separazione (o quantomeno, la sua sintomatologia…) è quasi un must per i cani adottati in età adulta. Che si tratti di cani da canile o di riproduttori di razza pura affidati a fine carriera, è veramente quasi un classico che comincino prima o poi a manifestare sintomi di ansia.
Soprattutto in questi casi, e soprattutto quando parliamo proprio di cani da canile, è indispensabile capire se si tratta davvero di uno stato patologico, di un tentativo di problem solving o di “ansia indotta”: anche perché, quando parliamo di cani che hanno subito cambiamenti drastici nelle loro abitudini, bisogna andare sempre con i piedi di piombo per evitare di aggiungere altri traumi a quello -  sempre piuttosto intenso – del radicale cambio di casa e di vita.
Tanto per cominciare, dunque, cerchiamo di evitare di CREARE il problema. Perché, purtroppo, spesso l’”ansia indotta” nasce dal desiderio di dedicare più tempo possibile al nuovo arrivato, di farci conoscere ed amare da lui, di diventare i suoi punti di riferimento e così via.
E’ l’ennesimo caso di “troppo amore” che porta guai… specie quando dall’amore normale si passa all’ammmoreeeee iperbuonista addirittura consigliato da diversi volontari: “Prendi il cane durante le ferie, così potrai stare sempre con lui! Non lasciarlo mai almeno per i primi giorni! Fagli capire quanto è amato!”
Risultato: gli umani, in buonissima fede, si appiccicano tipo cozze al cane che viene praticamente teletrasportato dalla precedente vitadimmerda (in gabbia,  ammucchiato con altri cani, sfamato una volta al giorno, portato a fare un giretto una volta alla settimana quando va bene) ad un’incredibile nuova vita da “figlio unico” straviziato e stracoccolato, laddove ogni suo desiderio è un ordine  e c’è sempre qualcuno pronto ad occuparsi di lui.
Peccato che questo viaggio in Paradiso duri una o due settimane… dopodiché le ferie finiscono, gli umani devono tornare al lavoro e lui si ritrova improvvisamente… solo come un cane (a volte i detti popolari son pure azzeccati!).
Aveva appena fatto in tempo ad illudersi di essere passato dalla stalle alle stelle, quando viene precipitato indietro…e per di più, stavolta, senza neppure la compagnia dei suoi simili.
E vi stupite se dà di matto?!? Ma sarebbe davvero anomalo che NON lo facesse!
Dunque, regola numero uno: appena il cane arriva dal canile (o da qualsiasi fosse la sua casa precedente) NON fate le cozze e non dategli nulla di più di quanto potrete garantirgli per ogni giorno della sua vita. Se lavorate otto ore al giorno e lui deve restare solo, che ci resti fin dal primo momento. Che sappia subito che “quella” è la nuova vita (comunque sempre meravigliosa, rispetto a quella precedente), e non il paradiso fittizio di cui sopra.
Per quanto riguarda i cani che si danno al “problem solving”, invece, ricordate che più il cane è sveglio, furbo e intelligente, più sarà facile che si dedichi alla distruzione delle porte di casa. In questi casi non posso certo suggerirvi né di scegliere un cane imbecille, né tantomeno di farcelo diventare (cosa che comporta anche l’uso di psicofarmaci, o il celeberrimo “abbassamento dell’araousal che mi sta pure bene, entro certi limiti… ma NON quando tenta di trasformare un cane attivo, vivace e intelligentissimo in uno zombie, solo perché questo cane è superiore alle possibilità dei suoi umani).
Quindi, regola numero due: i cani che disfano casa per noia, o per “eccesso di intelligenza/astuzia”, non devono più annoiarsi.Fate fare loro un’attività sportiva, utilizzate asili, dog sitter e tutto quanto la cinofilia mette a disposizione per migliorare la vita dei cani casalinghi… insomma, fate tutto ciò che è in vostro potere per sviluppare sempre più (e non certo per spegnere, affossare, inibire) le qualità del vostro amico, facendogli però capire forte e chiaro che queste sue qualità potrà/dovrà esprimerle nei tempi giusti e nei luoghi giusti. 
In ogni caso, ripeto l’invito più importante: se volete una diagnosi precisa sul comportamento del cane quando resta da solo, registratelo. Solo così sarà davvero possibile fare chiarezza e prendere, in seguto, le decisioni opportune per l’eventuale terapia.


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